Colline verdi e morbide e una striscia di azzurro appena in lontananza sono lo sfondo su cui spicca Capalbio, l’ultimo paese della Maremma, come viene definito, a un tiro di schioppo dal confine con il Lazio. Il profilo inconfondibile della Rocca Aldobrandesca e le mura merlate sono il segno caratteristico di questo suggestivo borgo medievale, di cui si ha notizia già dal XIX secolo, eletto a buen retiro dall’intellighenzia romana, che qui trascorre le estati, tra un bagno a Macchia Tonda, un aperitivo all’Ultima spiaggia, una passeggiata tra gli stretti vicoli, tanto che il paese viene chiamato “la piccola Atene”.

Sì perché Capalbio non è una località come le altre in Maremma: è un luogo magico, che ha incantato il Vate, Gabriele D’Annunzio, tanto da indurlo a dedicargli versi immortali, scolpiti sulla lapide di Porta Senese; circondato da boschi e campagne in cui si perdono le gesta del brigante Tiburzi, a metà tra storia e leggenda; dove una delle più grandi ed eccentriche artiste contemporanee, Niki De Saint Phalle, ha dato materia ai sogni, nel suo Giardino dei Tarocchi, in un luccichio di specchi e un tripudio di colori.

Prima ancora è il borgo stesso a incantare l’occhio del visitatore, tra stette viuzze, scalette, piccole piazze e slarghi luminosi, varchi e porte che si aprono sul paesaggio circostante, palazzi padronali che dominano il paese. Come il celebre Palazzo Collacchioni, attaccato alla Rocca Aldobrandesca, dove è custodito il fortepiano di Conrad Graf suonato da Puccini.

Nel comune di Capalbio si trova anche l’Oasi wwf di Burano, che si estende per circa 400 ettari tra lago e laguna, dove è possibile osservare una flora unica al mondo, in un perfetto equilibrio tra specie animali stanziali e migratorie, sintesi compiuta della perfezione della natura.